Andate a cercare cosa sia una gurfa. Spulciate dentro la storia e le antichità, forse in qualche luogo ancora usata come parola. Ma qui simboleggia tanto altro che, il suono prima e la tessitura vocale poi, mi spingono a rintracciare. Disco nuovo per Marilena Anzini, disco che sa di legno e di aperture naturali, di natura, di mondo… sa di uomini assieme in una ritualità primigenia. Disco dentro cui campeggia l’ensemble vocale Ciwicè, perché alla voce è destinato un ruolo centrale. E che bella l’intervista che segue. Un disco che merita ascolti e silenzi, immersione e poca luce sulle ansie moderne…
- Noi iniziamo sempre parlando di bellezza. E in un disco come “Gurfa” la bellezza trova una dimensione assai spirituale. Per Marilena Anzini che cos’è davvero la bellezza?
- Che domanda bellissima…grazie! Guarda…io sono sempre stata più attratta da ciò che è invisibile piuttosto che visibile e credo che le cose più belle si trovino lì, in ciò che non si può vedere, misurare, pesare: la musica appartiene a questo ‘luogo’, così come l’amore, così come Dio, comunque Lo si voglia chiamare. La bellezza poi non è così facile da definire. Siamo tutti d’accordo nel dire che la Pietà di Michelangelo a San Pietro sia incredibilmente bella, eppure l’incompiuta Pietà Rondanini, che lo stesso artista ha scolpito nei suoi ultimi dieci anni di vita, ha un fascino misterioso e ancor più commovente, forse proprio a causa del fatto che in questa opera la bellezza non è evidente visto che il marmo è in gran parte grezzo. Ma in questa statua monca e non finita si intravede molto chiaramente il lavoro dell’artista e la sua ricerca verso la bellezza. È l’unica opera che Michelangelo ha scolpito per suo desiderio, non su commissione, e la considerava il suo testamento artistico; se pensiamo poi che era molto anziano, possiamo immaginare quanta fatica gli sia costata: tutto ciò rende ancor più intensa e stupenda questa statua, e ci suggerisce che la bellezza non è sempre facile da vedere ed è spesso nascosta, va cercata, e a volte ha bisogno di essere liberata dal marmo in eccesso. Per farlo c’è bisogno di andare oltre l’apparenza ed entrare in relazione con ciò che si guarda, con ciò che si fa, con chi si incontra…allora è possibile trovare bellezza ovunque ed esserne ‘toccati’, commossi, perché la nostra parte più profonda riconosce la presenza di una forza invisibile, creatrice, che permea e connette ogni cosa, rendendo tutto bellissimo: ‘l’amor che move il sole e l’altre stelle’, giusto per citare un altro artista immenso.
Si è concluso sabato 20 maggio il Premio InediTO, punto di riferimento in Italia tra i concorsi letterari dedicati alle opere inedite, organizzato dall’Associazione Il Camaleonte di Chieri e diretto da Valerio Vigliaturo. Alla proclamazione dei vincitori al Salone del Libro di Torino, la bustese Marilena Anzini ha ricevuto una menzione speciale per il suo brano Gratiae, in finale nella sezione Testo-canzone. LEGGI QUI Riferisce la cantautrice: «La canzone Gratiae, che farà parte del mio prossimo cd ha un titolo latino. Credo sia una parola bellissima, perché fa risuonare il senso di gratitudine e di dono, per la precisione ‘dono gratuito’, oltre che di quella qualità particolare che fa sembrare facili e belle anche le cose difficili. Grazia, gratitudine e gratuità hanno la stessa radice: nella bellissima e antica lingua latina questi significati erano strettamente connessi. La canzone nasce da una riflessione sull’enorme numero di doni che riceviamo ogni giorno e di cui spesso non siamo consapevoli, a partire dalla nostra stessa vita che riceviamo in ogni istante. C’è molto di cui essere grati!».
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Recensione su Vinile N°38
Seguendo i tratti salienti di OROVERDE (dicembre 2020) il 1° ottobre Marilena firma il suo secondo lavoro. GURFA, parola di origine araba che significa 'acqua che si può contenere in una mano'. La chitarra acustica, i cori con alcuni brani quasi a cappella, ospiti eccelsi ad arricchire l'album, le sperimentazioni vocali fatte in molti anni di collaborazioni artistiche si fondono in questa nuova 'aurora dove la rugiada bagna le rose'. Così questa preziosa manciata di musica custodita nel palmo della mano viene offerta facendo vibrare limpidamente 12 corde, violoncello, canto difonico e didgeridoo. L'etereo ensemble vocale femminile è come un 'bacio liquido senza fretta' che fa da ponte per un ascolto che diviene via via sempre più spirituale fino a raggiungere il suo culmine in Marea. Accenni gospel, jazz e blues che accompagnano ad una meditazione sinfonica profonda lasciando ogni cosa nuda, essenziale e perfettamente visibile agli occhi dell'ascoltatore. Quasi un incanto che si svela, un cielo da cui trarre nuova linfa azzurra. (Rossana Ghigo)
"Che bella intervista quella che segue… per un disco come “Gurfa”, in cui decisamente tutto ruota attorno alla voce, non solo come filosofia ma anche come progettazione di scrittura e di arrangiamento. Un disco che impegna l’ascolto anche e soprattutto in una direzione spirituale, avendo come DNA quel concetto di benessere e di ricerca interiore di pace. Voci corali grazie alla partecipazione dell’ensemble vocale Ciwicè e suoni che dalla natura prendono ispirazione e cercano un ritorno ad essa. Un disco impegnato, impegnativo, pregiato nelle sue piccolissime sfumature umane."
- Come definiresti la tua musica in tre aggettivi? Corale, perché è molto incentrata sugli arrangiamenti corali che costituiscono delle vere e proprie parti strutturali dei brani. La voce è il suono più vicino all’essere umano dal momento che è prodotto dalla vibrazione del suo stesso corpo, e cantare in coro va ben oltre il fare musica: è una meravigliosa esperienza di connessione umana…dovrebbero sperimentarla tutti quanti! Trasparente, perché a detta di molti critici non è facilmente classificabile e, pur toccandone molti, non appartiene ad un genere specifico… un po’ come l’acqua che, per sua natura, non ha una forma definita ma scorre e cambia stato in continuazione, rimanendo però sempre se stessa. Vibrante, perché è viva e vivace e, alla fine, lascia una sorta di eco…
"Gurfa è un disco bellissimo, fatto di tantissimo lavoro sulla voce e quasi solo di questa… che poi il resto è un corredo ma anche un sottilissimo confine tra il mondo reale e quello dei pensieri. Marilena Anzini ci regala un viaggio di grandissima sensibilità…
In un momento storico in cui il suono digitale diventa l’unica ragione possibile, tu parli di acqua, di voce e di spiritualità… cosa ti spinge in questa direzione contraria? A dire il vero per me non è una direzione contraria ma semplicemente quella verso cui mi viene naturale andare. Non sono una fan della novità a tutti i costi, e non mi ritrovo nell’idea che, per essere innovativi, si debba per forza sperimentare con l’elettronica, con gli effetti o con qualcosa di “artificiale”. C’è il rischio che la ricerca di originalità diventi un po’ invadente e faccia perdere di vista il fatto che ognuno di noi è già originale di suo dal momento che non c’è un essere umano uguale all’altro; alla fine, per essere davvero unici, basta essere se stessi. Più facile a dirsi che a farsi, certo, ma credo che la ricerca della propria autenticità sia l’avventura più affascinante che valga la pena vivere, e che la musica e il canto possano essere una mappa straordinaria da seguire. Sì, è una ricerca che ha a che fare anche con la nostra sfera spirituale, e la cui direzione porta forse a una maggior naturalezza, forse anche a una certa semplicità. Del resto, quando si ha davvero sete, non c’è niente di meglio di un bel bicchiere di semplice acqua!
Recensione su Rumore! A cura di Claudia Bonadonna
"...Il secondo album della cantautrice è delicato ed essenziale come il tocco che ci consente di contenere il liquido della vita, fra trame sottili di chitarra acustica, gli eterei arrangiamenti vocali dell'ensemble Ciwicè, accenni di gospel, blues, jazz e un chiaro rimando alle Circlesongs della Voicestra di Bobby McFerrin"
Intervista su 7 NEWS
Clicca QUI per leggere l'intera intervista - Non a caso questo disco è blu? Sì, è un colore che si associa immediatamente all’acqua, e a pensarci mi fa un po’ sorridere l’aver stampato un CD con un riferimento così liquido quando ormai la fruizione della musica avviene prevalentemente nella sua forma liquida, digitale. Ho voluto pubblicare le mie canzoni anche su supporto fisico, con una bella grafica -grazie a Simona Miriani e a Elisabetta Andreoli- perché l’esperienza dell’album fosse il più possibile ricca e pluri-sensoriale. Tutta questa digitalizzazione rende la diffusione della musica più facile e veloce e questo è senz’altro un bene, ma nasconde anche il rischio di una certa fretta e superficialità nell’ascolto. Io penso che la musica vada ascoltata con calma, dandosi il tempo per scoprire dove porta: tenere in mano il libretto di un CD, guardare le foto, leggere i testi…tutto queste permette un ascolto più ricco e approfondito, e soprattutto favorisce l’aprirsi di un tempo qualitativamente diverso, più quieto e ricettivo rispetto a quello della quotidianità caratterizzata dalla fretta e dalla produttività. Il blu è il colore dell’acqua, ma anche del cielo!"
Posso azzardare un aggettivo che ho in mente ascoltando “Gurfa”? Disco biologico… che ne pensi? Mi piace molto questa definizione! Biologico vuol dire prima di tutto che ha a che fare con la vita, e tutto ciò che va verso la vita, ci fa bene: è un tema a cui sono molto sensibile e infatti mi interrogo molto sull’effetto che la mia musica può avere su chi ascolta. Per me il processo creativo è una forma di meditazione, una pratica di ascolto profondo: pur non sostituendo un vero e proprio percorso spirituale - che ritengo personalmente necessario - è una pratica che mi connette con la mia sfera più sottile e spirituale, integrandola con gli altri aspetti del mio essere, da quella emotiva a quella intellettiva a quella sensoriale e corporea. È una pratica che mi porta in uno stato simile a quello dei bambini che giocano e dimenticano tutto il resto, diventando tutt’uno con ciò che stanno facendo; uno stato di quieta vitalità, che mi fa stare bene perché mi fa sentire ‘intera’ e in equilibrio sul momento presente. Quando scrivo, cerco di non far entrare nulla che possa inquinare questo stato, proprio come fanno gli agricoltori biologici che evitano i pesticidi per lasciare inalterate le proprietà nutritive dei vegetali. Le parole e i suoni sono importanti e possono anch’essi nutrire ma anche inquinare i cuori delle persone e per questo cerco di scegliere con attenzione cosa mettere nelle mie canzoni: la avverto come una grande responsabilità.
“Gurfa” è una perla della musica italiana, uno di quei dischi che non si sentono spesso perchè racchiudono quella preziosa magia propria delle perle rare. In questo disco si respira un'anima intimista a cui si affianca la volontà di coccolare l'ascoltatore in una varietà di giochi sonori stimolanti e suggestivi.
Tra musica e acqua, che rapporto c'è? "Innanzitutto hanno entrambe una forte relazione con la vita, comparsa sulla terra miliardi di anni fa proprio nell’acqua: ancora adesso dove non c’è acqua, non c’è vita. E poi ciò che è vivo si muove: anche quando stiamo fermi, il nostro corpo è un concerto invisibile di miliardi di sottili vibrazioni dato che ogni nostra cellula vibra; e se la vibrazione è madre del suono e il suono è materia prima della musica, ecco che noi esseri umani, formati per la maggior parte di acqua, siamo anche formati di musica!"
Tinte leggere, morbidissime, contemplative e fortissime di una sensazione spirituale che è veicolata a pieno dentro le trame vocali... Si intitola “Gurfa”, parola antica di origini arabe, significa “una manciata”… un viaggio dentro piani paralleli per accostare chiavi di lettura personali ad un disco che, musicalmente parlando, affida alle piccole cose il vero tessuto narrativo. Preziosi e artigiani i dettagli di questo lavoro…
'...apre il disco Details, dedicato alla poetessa Mary Oliver, intenso, soave, onirico con la sua voce gran protagonista e con accanto l’ensemble vocale Ciwicè che non l’abbandonerà mai, al finale, incantevole Marea, brano interamente a cappella, è una delizia per le orecchie. Il punto più alto è per me Filigree, canzone cantata in inglese, che sembra un classico anni Sessanta del pop più malinconico e forte, ma anche Ink and Tea, non è niente male: pezzone ancora cantato in inglese, con il ritmo ad accompagnare la calda voce di lei, il coro, per un doo-woop senza tempo a narrare una storia d'amore surreale. Ma tutto il disco incanta e si lascia ascoltare come un fiume in piena, a tratti, o come un ruscelletto, o un grande mare, ma anche un lago. Tutto ricorda l’acqua, e la sua corporalità incorporea, quasi come la musica. provate ad ascoltare Gurfa, e ditemi se non è così'.'
Gurfa
disco consigliato da Carù dischi sul Buscadero di Novembre!
Recensione a cura di Andrea Trevaini
Seguo da qualche tempo, fin dal precedente disco Oroverde, il sorprendente percorso artistico-musicale di Marilena Anzini, la musicista etereo-folk di Busto Arsizio. Le sue canzoni aprono squarci su una ricerca musicale/vocale davvero ardita che si spinge a livelli perlomeno inusuali; il suo canto è pregno di spiritualità che invita ad andare oltre al suono e al canto per trovare le risposte alle domande esistenziali e metafisiche che, mi auguro, alberghino ancora dentro i nostri cuori. Si trova nei brani, sempre accompagnati dalla sua chitarra e da lievi percussioni di stampo orientale, una sonorità spaziale che viene ampliata dalle voci angeliche del coro Ciwicè che non è un semplice accompagnamento, ma funge da eco al canto di Marilena. I testi, come Nuvole e rose, esprimono le meraviglie della natura che ci circonda e ci porta ad amare la vita che ci è donata, tutta racchiusa nella circolarità del respiro che è un infinito presente. Il concetto della meraviglia dell’infinito che ci circonda viene in Belli numeri dove si canta di uno dei numeri sacri il Phi greco che pare regoli l’armonia dell’intero creato. Ancora la natura, nella sua meraviglia acquatica, emerge in Marea che richiama il titolo del disco Gurfa, un’antica parola araba che significa “l’acqua che puoi tenere in una mano”, una quantità piccola ma della stessa natura delle onde del mare; il piccolo che è della stessa natura dell’infinito; il brano si chiude con il canto difonico di Oskar Boldre. Ci sta spazio anche ad una lieve canzone d’amore Due Febbraio, impreziosita dal violoncello di Giulia Monti; ma quello che sorprende è il respiro internazionale che assumono le sue canzoni in inglese che coprono metà del disco. Details, in cui il canto di Marilena assume maggiore incisività, supportato dal coro che si esibisce in armonie celestiali, ha l’imprint dei migliori brani della West-Coast, con un finale ‘a cappella’ che rimanda a Joni Mitchell: “Keep some room in your life for the unexplainable”. Rhodé ha un sound spaziale intriso di Irish folk, con la voce che pare richiamare magie di folletti ed elfi tra i boschi: “for a dreamer can be enough”. Filigree ci riporta ad atmosfere autunnali, un po’ decadenti con le sue immagini delle foglie che volano nel cielo e che simboleggiano la nostra fragilità. Ink and tea, con l’incisivo basso di Michele Tacchi e la batteria di Fiamma Cardani, potrebbe rappresentare il futuro sound della Anzini, facendo un deciso passo verso il cantautorato rock, con un testo teso che narra della sospesa e dilatata fine di un amore, con le parole disilluse di una Lucinda Williams. Disco che merita un’attenzione all’ascolto, ma che sarà ripagata dalla scoperta delle molte sorprese musicali/vocali/testuali che nasconde tra le pieghe dei brani; Gurfa è registrato e mixato con attenzione e cura da Giorgio Andreoli e si presenta con una convincente veste grafica, il che non guasta mai. Andrea Trevaini
Intervista su
MUSICWAY MAGAZINE
Leggi QUI l'intera intervista - Cosa significano per te improvvisazione e composizione, quali sono per te i loro rispettivi meriti? L’Improvvisazione per me ha a che fare con il sacro, con l’origine della musica, con la scintilla della creatività, e lo si sperimenta soprattutto con le improvvisazioni libere, fatte per la sola gioia di cantare, senza registrazioni o intenzioni compositive: musica vocale estemporanea e spontanea che non si sa da dove venga…la si può solo accogliere e seguire mentre prende forma; in questo processo noi, più che musicisti alla ricerca di musica, diventiamo strumenti nelle sue mani! E alla fine la musica torna da dove è venuta, lasciandoci non una canzone, ma una sensazione di espansione, di pace, di commozione che non ha a che fare con le emozioni ma con la nostra parte più profonda, spirituale. La composizione nasce sempre da un’improvvisazione, ma poi è anche frutto di un lavoro più tecnico, che coinvolge anche la nostra parte più razionale, gli studi che abbiamo fatto sulla teoria musicale per esempio, la ricerca di una rima o di una parola che abbia un suono in sintonia con il significato che trasmette; con il processo compositivo si arriva ad una forma definita, che si può riprodurre ogni volta che si vuole. Improvvisazione e composizione sono dunque due aspetti dell’atto creativo e hanno pari importanza e dignità: l’improvvisazione è quella che educa ad una connessione più profonda con la musica, la composizione ci permette di concretizzarla, di renderla riproponibile e condivisibile con altri.
Recensione su MUSICLETTER.IT
a cura di Lorenzo D'Antoni
Marilena e il suo nuovo album Gurfa sono un dono invernale, una sorpresa di cui sentivamo sicuramente la necessità (inconsciamente, per di più). Un mix di poesia, tecnica vocale eccellente, arte, emozioni, visioni sonore... ... È quasi impossibile identificare una traccia preferita perché ogni traccia ha il suo perché, ciò che ci sentiamo di dirvi è che Gurfa è poesia ed andrebbe gustata con tranquillità, mente serena e sgombra dai pensieri e se così non fosse, non preoccupatevi, ci penserà la voce di Marilena a liberare tutto....
a cura di Paolo Tocco Un disco immersivo nella sua vena contemplativa. Ci lascia sospesi tra il tempo liquido di oggi e momenti favolistici che escono dalle abitudini e dalla realtà. Marilena Anzini ci regala un disco come Gurfa prodotto anche da Giorgio Andreoli. Un’autoproduzione dai contorni antichi, delicatissimi dentro cui la voce è assoluta protagonista con le sue volute corali affidate alle coriste dell’ensemble Ciwicè, con la forma canzone che cerca spazio e carattere anche dentro le delicatissime linee del folk (ovviamente rimandiamo a quello irlandese fosse solo per le spiccate tinte in stile celebrate dalla timbrica dell’Anzini), ma anche con inattese e coraggiose volute gregoriane che la voce richiama. Un disco come Gurfa, che in arabo significa una manciata, richiede attenzione anche perché l’acqua, allegoria principe di tutto il concept, cambia forma in ogni istante senza alcuna soluzione di continuità. Con logica e normalità insperata si accoglie la mutevolezza. Come fa questo disco, spirituale, umano.
Recensione su Good Times Bad Times a cura di Jacopo Muneratti
'...Marilena Anzini dà l'idea di essere un'artista che non ha solo delle idee precise del tipo di contenuto che vuole creare ma anche di come cercare di realizzarlo al meglio.' Leggi QUI l'intera recensione
Video-podcast a cura di Luca Valerio: una bella chiacchierata su viaggi in treno, relazione tra ispirazione e tecnica e altre belle cose...
Recensione e intervista su Extra Music Magazine a cura di Domenico Capitani
Marilena Anzini: tra acqua, voce e spiritualità Come raccontarvi un disco come “Gurfa”… difficile anche solo avventurarsi dentro la sua moltitudine di forme e significati. Da una parte la liquidità della forma canzone che sembra veleggiare in un non-luogo, senza tempo… queste voci corali realizzate dalle coriste dell’ensemble vocale Ciwicè… con questo suono che da una parte accoglie il calore folk degli Appalachi e dall’altra il sapore nordico delle leggende celtiche. Insomma c’è tanto dentro il nuovo disco di Marilena Anzini e la lunga intervista che segue da una misura di quanto occorre immergersi in un disco prezioso come questo.
"...bellissimo questo disco, lavoro di una delicatezza e un impatto di voce assai interessante, per la ricerca e il bisogno di esplorare il lato umano e spirituale del sentire. Un disco che vi consigliamo in un ascolto immersivo e decisamente lontano da schemi e pregiudizi. E l’invito a investire del tempo per la lettura di quel che sono le sue risposte alle consuete domande di Just Kids Society"
La canzone d'autore diviene apolide e ricca di preziosi dettagli nel nuovo disco di Marilena Anzini clicca QUI per leggere tutto
Un bellissimo feedback di Antonio Bacciocchi su Radiocoop
Il secondo album della cantautrice lombarda conferma la bontà di un percorso originale, personale, praticamente unico, in cui la canzone d’autore incontra la sperimentazione vocale, l’uso della voce che mischia di volta in volta elementi gospel, blues, jazz, Laurie Anderson, Joni Mitchell, Ani Di Franco, le incredibili suggestioni care a Les Mistere des Voix Bulgares. Gli otto brani (metà in inglese, l’altra in italiano) sono carichi di suggestioni, fascino, delicatezza. Album di grande valore.
Articolo con intervista a cura di Anna De Pietri sulla Prealpina di giovedì 22 Settembre 2022
Una toccante recensione di Belli numeri
Grazie ad Andrea Trevaini e a Buscadero. '...Marilena nella sua canzone riesce a dare soffio e spiritualità a un insieme di numeri che, apparentemente slegati, ci danno la possibilità (nonostante la loro apparente razionalità) di distruggere il mondo finito in cui abitiamo e ci aprono squarci di infinito in cui possiamo, se ne abbiamo il coraggio, perderci per ritrovare forse la Via cui siamo sempre stati predestinati. Marilena fa questo grande miracolo racchiudendolo tutto nei versi poetici ed universali di una semplice canzone di pochi minuti che apre (grazie anche alle belle immagini curate da Luisa Raimondi e al canto delle brave coriste Ciwice’) degli squarci di infinito; basta fermarsi ed ascoltare, anche e soprattutto con gli occhi del cuore.' Clicca QUI se vuoi leggerla per intero https://www.buscadero.com/belli-numeri-di-marilena-anzini-il-video/
Si parla di Belli numeri...
Ascolta QUI l'intervista con Antonio Vallarino su Radio Arenzano (GENOVA)
Recensione di Oroverde di Andrea Direnzo su L'isola che non c'era
Inizi ad ascoltarlo e non sai dove ti porta. È Oroverde, disco d’esordio come solista di Marilena Anzini, già fondatrice e componente del gruppo Arecibo insieme al musicista Giorgio Andreoli, molto attiva nell’ambito del canto corale e dell’improvvisazione vocale. Questo bagaglio si sente forte nei suoi brani, caratterizzati dalla presenza costante di un settetto di voci femminili denominato Ciwicè con cui si esibisce abitualmente. Si avvertono anche una delicatezza e una tenerezza disarmanti sia nella voce sia nell’interpretazione che colpiscono nel segno. Marilena segue la difficile strada della semplicità, in un momento in cui quasi tutti tendono a usare effetti speciali per stupire o catturare l’attenzione. Lei lo fa in modo naturale, è parte del suo essere, riflessivo e attento alle sfumature dell’esistenza, ad esempio al colore “oroverde” che assumono le foglie quando vengono attraversate dai raggi del sole, determinando un incontro tra invisibile e visibile. Ricercatrice instancabile, dentro le canzoni esprime il suo intimo sentire, in bilico tra riflessioni e interrogativi, ben delineati nel trittico Qualcosa che non c’era, Quello che ci tiene insieme e Koan. La dimensione acustica è l’habitat privilegiato in cui ama muoversi con la sua chitarra, attorniandosi di voci (il coro Canta che ti passa nella traccia 3) e imprimendo una bella dimensione collettiva al suo far musica. Marilena non è né autoreferenziale né accentratrice, ma è parte di un circle singing che esplode in Stare e nel finale di (non a caso) Ciwicè. L’inglese è la lingua di From The Stars And Back e Stormy Souls, due brani che strizzano l’occhio a sonorità folk e jazzy in cui ci sta perfettamente. Su tutto aleggia uno spirito magico, quel soffio universale individuabile nel cinguettio degli uccelli o nella voce di un bimbo che canta a ricordarci di non smettere mai di cercare il bello nei piccoli/grandi miracoli della vita. (Andrea Direnzo)
Recensione di Oroverde di Andrea Trevaini sul Buscadero di Ottobre
'Oroverde, scrivono le note di introduzione: "È il colore che assumono le foglie quando vengono attraversate dai raggi di sole. Più che un colore è un incontro...è l'invisibile che diventa visibile". Questa frase mi ricorda la mia filosofa preferita Maria Zambrano e i suoi mistici "Chiari del bosco" che segnano (forse) la presenza del numinoso; ciò mi ha fatto ascoltare con attenzione questo piccolo, armonico prezioso disco di Marilena Anzini che ha sempre nascosto le sue meraviglie dietro l'angolo di casa mia! Lei ha il coraggio di postare, in questo mondo sopraffatto dalla tecnologia, la sua voce, semplicemente accompagnata da strumenti acustici e da un sublime coro di voci femminili Ciwicè, avvolgendoci in vocalità rarefatte, ancestrali che rimandano nel suo canto alla raffinatezza di Suzanne Vega e nel coro le non dimenticate voci del Mystere des Voix Bulgares; il tutto si sviluppa in un alone di magia, con testi sia in italiano che in inglese tesi a penetrare nel profondo di una spazialità che forse è quella dell'animo umano.'
www.rhiannonmusic.com
Rhiannon parla di Oroverde
Marilena has a voice so pure like her heart, and now she has created an album of her original songs using that delicious voice in concert with a group of singers she has trained. The arrangements are so organic, like birds, like echos of her own voice. It is clear this process has taken time to unfold and offers us a deep look inside the music mind and heart of Marilena. And of course her writing partner and recording wizard Giorgio. Both of them play guitar and bring piano, bass and cajon guests just at the right moments. Simple arrangements that allow the vocals to shine. The subjects are stars, ancestors, birds, love and children as far as I can understand across the language divide but really it is no divide at all when the message and the voices cross all boundaries. Thank you Marilena for taking the time to make such beauty, grace and musical depth. I love this album.
Marilena ha una voce pura come il suo cuore, e ora ha realizzato un album con sue canzoni originali usando quella voce deliziosa in concerto con un gruppo di cantanti sue allieve. Gli arrangiamenti sono così ben strutturati, come canti di uccelli, come echi della sua stessa voce. È chiaro che questo processo ha richiesto tempo per svolgersi e ci offre uno sguardo profondo nella mente musicale e nel cuore di Marilena. E naturalmente il suo compagno di scrittura e mago della registrazione Giorgio. Entrambi suonano la chitarra e hanno coinvolto ospiti al pianoforte, basso e cajon proprio nei momenti giusti. Arrangiamenti semplici che fanno risplendere la voce. I soggetti sono le stelle, gli antenati, gli uccelli, l'amore e i bambini per quanto posso capire a causa della differenza linguistica, ma in realtà non c'è affatto differenza perchè il messaggio e le voci attraversano tutti i confini. Grazie Marilena per aver dedicato del tempo a creare tanta bellezza, grazia e profondità musicale. Amo questo album.
* "...propone un album convincente, avvolgente, di grande efficacia e che trasuda personalità. Ottimo". Antonio Bacciocchi su Radiocoop
* "Marilena Anzini conferma il suo talento con un lavoro che cela la sua complessità dietro strutture apparentemente semplici e che racconta di una tecnica compositiva davvero notevole". Piergiuseppe Lippolis su Music Map
* "...a me Oroverde è piaciuto, partendo dalla essenziale copertina..." Giancarlo Passarella su Musicalnews